Lo stress lavoro-correlato: un rischio silenzioso difficile da gestire

Una riflessione sulle responsabilità del datore di lavoro e sui limiti degli strumenti attuali nella gestione del rischio da stress lavoro-correlato.

Loredana Castiglia
Lo stress lavoro-correlato: un rischio silenzioso difficile da gestire

Lo stress è un fattore di rischio per la salute dell’essere umano, indipendentemente dal fatto che sia un lavoratore o meno.
Quando però lo stress è legato all’attività lavorativa, la questione diventa delicata e complessa da gestire, soprattutto per il datore di lavoro.

Secondo numerosi studi, in Italia il 46% delle aziende individua nella mancanza di consapevolezza l’ostacolo principale alla corretta gestione dello stress lavoro-correlato, mentre per il restante 54% la difficoltà risiede nella delicatezza del tema stesso. Parlare di benessere psicologico e responsabilità organizzative, infatti, non è mai semplice.

Chi si occupa di salute e sicurezza sul lavoro si interroga da anni su dove inizi e dove finisca la responsabilità del datore di lavoro nella gestione del rischio stress.
Quando, ad esempio, uno stato di disagio deriva da fattori esterni — problemi personali, familiari o legati allo stile di vita — si può ancora parlare di stress lavoro-correlato? E, soprattutto, il datore di lavoro è comunque tenuto a gestirlo?

L’essere umano vive, lungo il proprio percorso, diversi momenti di tensione e di stress: alcuni fisiologici e persino utili, altri potenzialmente dannosi. Quando questi diventano negativi, possono compromettere profondamente la qualità della vita, e inevitabilmente anche quella lavorativa.

Il mondo scientifico e la normativa tecnica non hanno mai tracciato una linea di confine netta tra responsabilità personale e organizzativa nella gestione dello stress.
Il D.Lgs. 81/08 si concentra esclusivamente sullo stato di salute del lavoratore, senza distinguere tra cause interne o esterne, e impone al datore di lavoro di considerare lo stress come un rischio a tutti gli effetti, al pari di rumore, vibrazioni o agenti chimici.

In teoria, la definizione di “stress lavoro-correlato” esclude i fattori esterni scatenanti; ma nella pratica, è spesso il contesto lavorativo ad accorgersi per primo dei segnali di disagio, poiché il luogo di lavoro rappresenta gran parte del tempo e delle relazioni quotidiane di una persona.

Negli ultimi anni, grazie alle linee guida INAIL (2014, 2017 e 2025), i datori di lavoro possono contare su strumenti semi-quantitativi per la valutazione del rischio da stress. Tuttavia, questi strumenti — anche nella versione più recente, che include il lavoro a distanza — non consentono ancora di misurare lo stress in modo continuo, soggettivo e individuale.
Oggi è possibile valutare solo fattori oggettivi: il contesto, il contenuto del lavoro e l’ambiente in cui il soggetto opera. Ma non ancora comprendere in tempo reale come la persona “vive” il proprio lavoro.

Forse, un giorno, con il progresso della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, sarà possibile monitorare in modo integrato lo stato psicofisico del lavoratore, distinguendo le cause interne da quelle esterne e prevedendo l’insorgere di condizioni di stress prima che diventino critiche.
Un futuro in cui la prevenzione non si limiterà alla valutazione dei rischi, ma diventerà uno strumento attivo di tutela della salute e del benessere di ogni persona.

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Loredana Castiglia

Igienista industriale, specializzata nelle valutazioni dei rischi in particolare rischio chimico, biologico e fisici, nel settore industriale, una professione che per 15 anni ha svolto in ambito universitario (prima come laureanda, dottoranda e poi come assegnista di ricerca) presso la medicina del lavoro dell'università di Napoli, dove ha sviluppato quelle che oggi sono le sue peculiarità di docente e consulente aziendale. Infatti, da 10 anni opera come libero professionista affianco le imprese vestendo su di loro le attuali normative nazionali ed europee in materia di tutela della salute dei lavoratori e di sicurezza nei luoghi di lavoro, tutela ambiente e territorio, ideando e sviluppando specifici percorsi formativi per i lavoratori e tutte le figure aziendali, applicando le norme tecniche ISO, quale, in particolare la ISO 9001 e la ISO 14000, al fine sia di adempiere alla legislazione nazionale ma cosa per me più importante portando l'azienda ad alti standard di sicurezza. Docente formatore Docente per il corso di laurea in Tecnico della Prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, presso l'università di Napoli Federico II